Di olimpiadi Abdon Pamich ne ha fatte cinque (da Melbourne 1956 a Monaco 1972, passando per Roma 1960, Tokyo 1964 e Messico 1968).
Fu due volte sul podio vincendo il bronzo a Roma 1960 (4:27:55.4) dietro a Don Thompson (4:25:30.0) e John Ljunggren (4:25:470) e vincendo l’oro a Tokyo (4:11:12.4) davanti a Paul Nihill (4:11:31.2) e Ingvar Pettersson (4:14:17.4).
Alla sua ultima olimpiade, quella di Monaco 1972 fu il portabandiera dell’Italia alla sfilata.
E per non farsi mancare nulla, stabilì anche un record mondiale allo stadio Olimpico di Roma in pista nel 1961 sui 50.000 metri di marcia in pista.
La sua storia con la marcia inizia il 23 settembre 1947 quando Abdon va al mare con il fratello Giovanni, di qualche anno più vecchio di lui.
La guerra era finita da qualche anno, ma stava iniziando un novo capitolo buio per gli italiani della Dalmazia e dell’Istria: l’esodo voluto dal Maresciallo Tito.
I partigiani di Tito stavano arrivando con il loro zaino pieno di ideologia. Quella ideologia che per loro era che la parola "italiano" era sinonimo di "fascista", con i conseguenti arresti, massacri e foibe.
Abdon non aveva ancora compito 14 anni e con il fratello Giovanni decidono quella notte, dopo essere ritornati dal mare, con la sola maglietta e pantaloncini addosso di prendere il treno da Fiume (oggi Rijeka) per Trieste. Ma sbagliarono treno; scesero allora alla prima stazione e ripartirono a piedi verso nord est.
Così lo stesso Abdon racconta "la bellissima giornata di sole" nel suo libro "Memorie di un marciatore".
"Era una bellissima giornata di settembre 1947, l'estate volgeva al termine, ma non si avvertiva ancora l'imminente arrivo dell'autunno. Nonostante fosse il primo giorno di scuola mio fratello Giovanni ed io passammo tutto il pomeriggio al mare, ai bagni Riviera di Cantrida, località a cinque chilometri da casa. La compagnia come al solito era numerosa, allegra. I bagni erano l'unico posto dove ci sentivamo liberi; dove il tempo si era fermato.
I nuovi arrivati, i partigiani di Tito, avevano poca confidenza con l'acqua. Fu l'ultimo bagnodi mare nel nostro golfo quell'estate e tale sarebbe rimasto per quarant'anni. Quel pomeriggio prendemmo una decisione maturata già da alcuni giorni che avrebbe condizionato tutta la nostra vita futura."
Abdon era quindi un profugo, un profugo adolescente; quello che oggi si chiama una minore non accompagnato.
Non si vedeva di buon occhio i profughi Giuliano-Dalmati in quell’epoca; lo sconquasso lasciato nel paese dal Ventennio Fascista, aveva bollato anche i giovanissimi come Abdon di fascisti.
Seguendo la linea ferroviaria tra Fiume (Rijeka) e Divaccia (Divača) i due fratelli arrivano a Trieste e chiedono asilo.
Lo accompagnavano in un campo profughi a Novara mentre il padre era a Milano dove lavorava.
L’accoglienza consisteva in riso e lenticchie, si dormiva in materassi fatti con i sacchi di granoturco, la privacy era delimitata da lenzuola che dividevano le famiglie, e l’umidità era simile a quella portata di un monsone indonesiano.
La famiglia Pamich si riunisce qualche anno dopo a Genova. Abdon studia, anche Giovanni studia e diventerà medico, ma Giovanni si diletta nello sport: marcia.
Abdon va anche lui a gareggiare ma vuole fare una corsa campestre, Ma un certo Giuseppe Malaspina lo scruta e gli chiede come si chiama. Pamich risponde lui. Allora, dice Malaspina, marcia anche tu !
Da quel momento il binomio Pamich-Malaspina diventa indissolubile. Nei giorni recenti assistiamo a rotture impensabili. Loro no.
Oggi Abdon Pamich compie 90 anni, un traguardo invidiabile, come quello olimpico di Tokyo che pure stava per sfuggirgli dopo quello di Roma.
Auguri Abdon anche se piangiamo con te la perdita della gara della gare: la 50km.
Un poco conosciuto video di Abdon Pamich del 1972 nella gara di marcia Terrassa-La Mata in Catalogna da lui vinta quattro volte. In questa edizione Abdon si classificò secondo.
Si ringrazia Jordi Estruch - Barcelona (ESP)
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Abdon Pamich ad 80 anni in Fidal alla festa per il suo compleanno