12/02/2023   La diffidenza rende tristi.






 

 

Abbiamo ricevuto qualche ora fa, con preghiera di pubblicazione questo scritto da parte di un amico, che ha chiesto l’anonimato.
Lo pubblichiamo integralmente, dopo una veloce lettura.
E’ questo anche quello che noi pensiamo.
 
 
(L'immagine di copertina è di repertorio)
 
 

 

 

Incontrarsi in pista nella sua Bologna per una manifestazione, leggermente in anticipo rispetto ai calendari ma proficua, con il giudice di marcia Lamberto Vacchi è stato motivo di grande piacere, e per chi non lo conoscesse è stato e si può dire che lo sia ancora, a grande richiesta, giudice internazionale a Olimpiadi e Mondiali, dirigente Fidal in campo regionale e nazionale e direttore organizzativo dei Campionati Mondiali Masters 2007 a Riccione … e tanto altro.

 

“Daresti un’occhiata a quel giovane marciatore e poi magari ci confrontiamo?”… Con la gentilezza che lo contraddistingue ha interpretato con professionalità l’invito prendendo appunti preziosi su tutti i partecipanti della gara.

 

Ecco…Il confronto tra giudice e tecnico è ciò che ormai da fin troppo tempo manca nella nostra benamata specialità. La eccessiva diffidenza che continua a crescere in un ambiente come quello della Marcia all’interno di un contenitore che è l’Atletica italiana produce insicurezza e rancore. 

 

Le cause della diffidenza sono evidenti: i tecnici pensano alla netta superiorità nelle conoscenze e nella pratica quotidiana della disciplina ritenendo il settore giudicante semplicemente un ostacolo eliminabile al raggiungimento dei propri obiettivi, dall’altra parte i giudici si sentono assediati e pur consapevoli del ruolo rispondono con il proprio comportamento sui campi spesso in maniera inadeguata e goffa. 

 

Forse la verità sta nel mezzo, a fronte di mancanza di competenze si oppone la prepotenza… così non funziona. Gli episodi sono ormai più che frequenti  (l’ultimo si è verificato ai recenti Campionati italiani indoor di Ancona U18 e U20-U23).

 

Per concludere questo elogio alla diffidenza cito Antonio de Curtis, principe della risata,il quale ne era convinto: “La diffidenza rende tristi“. E certamente Totò non sbagliava su un argomento rispetto al quale poteva presentare il conto e l’esperienza del suo immenso talento di attore comico. La diffidenza, un atteggiamento che mescola timore e mancanza di fiducia, scetticismo e pregiudizi, spegne la luce anche del nostro corpo, e si manifesta, in una forma di somatizzazione, con lo sguardo triste, malinconico, la cicatrice di una sconfitta.

 

 

Lettera firmata