01/05/2021   Il nostro pensiero sulla "cosiddetta regola B"






 

 

In questi giorni su un social network si sta aprendo un dibattito sul fatto che in Gran Bretagna si stia cercando di legittimare le gare di marcia in cui il bloccaggio delle ginocchia non vengono giudicate, in quanto questa norma non fa parte del regolamento  di UK Athletics. 

Chi, come noi, conosce il mondo internazionale della marcia sia che si sta parlando della “cosiddetta regola B”.

 

Al momento purtroppo esistono fin troppe di queste competizioni. 

Questa idea esiste fortunatamente solo nel Regno Unito e viene utilizzata solamente per le competizioni locali.

Il nostro pensiero, assieme a quello di altri è che sia una regola senza senso. 

Non vogliamo arrivare a quanto è apparso nel social network, come qualcuno in UK ha scritto: “si sputa in faccia alla definizione di marcia in tutto il mondo. La Gran Bretagna una volta governava le onde, non questi sciocchi i quali vogliono che la Gran Bretagna rinunci alle regole”, ma vogliamo ricordare due momenti del passato.

 

Il primo nel lontano 1981 quando in Italia si ebbe l’analoga idea di “non giudicare la fase di volo” in quanto la sua percezione per l’occhio umano aveva uno spettro di incertezza che portava variare a seconda dell’individuo dai 35 millisecondi fino a 40 millisecondi. 

Accadde che per due anni nel Bel Paese, la mancanza del doppio contatto con il suolo, venne fin troppo tollerata e gli atleti si abituarono a ciò.

Andò a finire che alla prima competizione internazionale di grande livello fioccarono le squalifiche agli atleti italiani e l’obbrobrio della “Regola Italiana” venne subito cancellato.

Dopo esser ritornati sui propri passi cominciò un periodo di sviluppo tecnico eccezionale: forse il migliore di sempre in Italia.

 

La seconda volta accadde nel 2009 quando in un convegno a Metz (FRA) si tornò all’attuale proposta di UK Athletics, chiedendo a tutti i 35 giudici IAAF presenti il loro pensiero: la risposta fu un coro unanime del mantenimento dello “statu quo”.

 

Siamo perfettamente d'accordo con chi ha voluto aggiungere che tecnicamente parlando l’idea farsesca che  la “cosiddetta regola B” aiuti lo sviluppo giovanile è una bugia: non farebbe  altro che produrre un gruppo di giovani marciatori che rimarrebbero in lacrime o peggio quando, un paio d’anni dopo, si troverebbero a gareggiare con i pari età del resto del mondo nei vari campionati

 

Ecco un semplice fatto indiscutibile: se così facessimo inizieremmo una corsa al ribasso contro il tempo che ci porterebbe veramente verso l’esclusione.

Da sempre c’è un minimo comune denominatore nello sport: se non puoi fare un evento entro le regole accettate, allora non lo fai, funziona ovunque e sempre.

 

Ecco perché pensiamo, come tanti altri, che non sia proprio il caso di proseguire su questa strada.