Non c’è fine nella vicenda di doping del 2018 di Maria Guadalupe Gonzalez Romero
Nell’ottobre del 2018, Lupita Gonzalez fu sottoposta a sorpresa ad un controllo fuori-competizione. Le successive analisi portarono a scoprire livelli sopra il consentito di epitrenbolone, un metabolita del trenbolone, ovvero uno steroide anabolizzante.
Nella fase delle “indagini preliminari” prima del processo, l’atleta giustificò la presenza di quella sostanza proibita, con il consumo di carne contaminata nei giorni precedenti il controllo.
L’Athletic Integrity Unit non crede a questa versione dei fatti e la condanna con decisione di prima istanza a firma di Juan Pablo Arriagada Aljaro (Sole Adjudicator) a quattro anni di squalifica fino al novembre 2022.
Durante l’audizione presso il CAS-TAS Lupita Gonzalez avrebbe però ammesso che le quantità di carne che aveva dichiarato di aver assunto in realtà non erano vere.
Oltre a presentare delle testimonianze, fra le quali quella del proprio allenatore ed a chiedere di essere scagionata dall’accusa di doping richiamandosi al caso di Jarrion Lawson, la Gonzalez aveva tirato in ballo anche l’avvocato che l’aveva difesa in prima istanza che, secondo lei, le avrebbe dato dei consigli sbagliati.
Il 14 luglio attraverso il proprio profilo twitter l’Athletics Integrity Unit segnala di aver aperto una ulteriore indagine a carico dell’atleta a seguito della sua presentazione di documenti falsi e prove fabbricate.
Tutto ciò si traduce in una possibile ulteriore sanzione che porterebbe la squalifica ad un totale di otto anni.
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