Dopo il premio Bancarella Sport, mi è stato chiesto di intervenire su questo sito, con un articolo sulla situazione della marcia italiana.
Ho accettato perché amo questa specialità. E' storta, sudata. E piena di persone che non si fermano.
A.Sch.
Azzoppata, la marcia italiana va avanti e si appresta a vivere il suo anniversario più triste: tra pochi giorni, il 6 agosto, sarà passato un anno dall’annuncio della positività di Alex Schwazer all’Epo. Una bomba deflagrata nel pieno dei Giochi di Londra, sconvolgendo la routine olimpica della squadra azzurra. Un caso i cui effetti continuano ancora a farsi sentire, ora che le indagini penali della procura di Bolzano tratteggiano scenari sempre più dettagliati e inquietanti.
A dodici mesi di distanza quante macerie sono rimaste? A che punto è la ricostruzione della marcia italiana? La miniera d’oro dell’atletica azzurra ha perso il suo atleta più importante ed è rimasta sfigurata da un danno d’immagine che non sarà facile riparare, soprattutto in termini di credibilità.
I segnali per provare a guardare avanti però ci sono: mondiali U18, Europei juniores e U23 dicono che in Italia i ragazzi e le ragazze marciano ancora e lo fanno bene, anche se non hanno più un modello alto e biondo cui ispirarsi. Tre manifestazioni giovanili internazionali e tre podi conquistati: Noemi Stella (bronzo a Donetsk, a soli 16 anni), Vito Minei (argento a Rieti) e Antonella Palmisano (terza a Tampere) hanno dimostrato che la marcia continua, un passo davanti all’altro. Il loro comune denominatore è una Puglia in cui si è seminato più che altrove, con Tommaso Gentile impegnato in prima persona a fare proselitismo.
Pensare che bastino tre medaglie giovanili per elaborare il lutto Schwazer è un’illusione. Il cammino per trasformare un talento in un campione è lungo e, ora più che mai, non ammette scorciatoie. C’è una frase di don Lorenzo Milani - una sorta di nume tutelare, per chi a Taranto gli ha dedicato una società - che esprime bene il lavoro che sta dietro ogni crescita personale. “Da bestie si può diventare uomini e da uomini si può diventare santi - scriveva don Lorenzo - ma da bestie santi d’un passo solo, non si può diventare”.
Così la marcia italiana, dopo un anno bestiale, cerca ora il suo volto più umano.
Andrea Schiavon*
*giornalista di Tuttosport e autore di “Cinque cerchi e una stella”, la biografia del marciatore israeliano Shaul Ladany, con in quale ha recentemente vinto il premio Bancarella Sport 2013
Andrea Schiavon riceve a Pontremoli il 20.7.2013 il Premio Bancarella Sport 2013
con il libro "Cinque cerchi e una stella" - La storia del marciatore Shaul Ladany