Olympic Games - OG 1984 Maschile

Los Angeles









Los Angeles 1984

E 54 anni dopo i Giochi del 1932 Los Angeles ottenne per la seconda volta l’organizzazione di un’Olimpiade.

Anche questa volta fu un’Olimpiade monca. A boicottarla furono tutti i paesi del blocco Sovietico, esclusa la Romania, che invece vi partecipò con i suoi 127 atleti. Molti video in ciò una chiara ritorsione nei confronti degli Usa, rei di aver disertato Mosca quattro anni prima, ma tant’è.

Rispetto a quanto accaduto a Montreal 1976, per la prima volta i Giochi furono un affare grazie agli sforzi ed alle idee del presidente del LOC Peter Uberroth, che impiegò un direttorio di 61 persone, un esecutivo di 21 ed un esercito (72.000 persone) di impiegati e volontari.

Vediamo cosa accadde.

Km. 20 marcia – 3 agosto 1984

1. Ernesto CANTO (MEX) 1:23:13 OR
2. Raul GONZALEZ (MEX) 1:23:20
3. Maurizio DAMILANO (ITA) 1:23:26
4. Guillaume LEBLANC (CAN) 1:24:29
5. Carlo MATTIOLI (ITA) 1:25:07
6. José MARIN (ESP) 1:25:35
7. Marco EVONIUK (USA) 1:25:42
8. Erling ANDERSEN (NOR) 1:25:54

Parziali

Canto: 5 Km. 20:58
10 Km. 41:33
15 Km. 1:02:22

Gonzalez: 5 Km. 20:59
10 Km. 41:35
15 Km. 1:02:31

Damilano: 5 Km. 20:58
10 Km. 41:33
15 Km. 1:02:14

Leblanc: 5 Km. 20:48
10 Km. 41:35
15 Km. 1:02:23

Mattioli: 5 Km. 20:58
10 Km. 41:36
15 Km. 1:03:00

Marin: 5 Km. 20:59
10 Km. 42:05
15 Km. 1:03:44

Evoniuk: 5 Km. 20:58
10 Km. 41:52
15 Km. 1:03:28

Andersen: 5 Km. 20:59
10 Km. 41:48
15 Km. 1:03:19


Gli iscritti furono 38, provenienti da 22 paesi.

Ernesto Canto aveva un tempo di iscrizione inferiore di più di un minuto rispetto agli altri iscritti, e, avendolo effettuato in condizioni climatiche simili a quelle di Los Angeles era il naturale favorito della gara.

Guillaume Leblanc guidava la gara con 10 secondi di vantaggio ai 5 Km, ma venne raggiunto verso metà gara da Canto, Gonzalez, Mattioli e Damilano. Subito dopo il 14° Km. Damilano allungò il passo, e guadagno circa 30 metri con Canto e Gonzalez che inseguivano, mentre Leblanc scivolava in quarta posizione.

Canto fece gli ultimi due Km. della gara in maniera incredibile, superò Damilano, campione uscente, e trascinandosi dietro Gonzalez riuscì a far sì che anch’egli lo superasse.

Alla fine solamente 13 secondi separarono i prime tre all’arrivo: dopo Città del Messico fu l’arrivo più contrastato della storia della 20 Km.

Mattioli terminò ottimo quinto ed il terzo degli italiani Alessandro Pezzatini, in giornata no, terminò in 27° posizione staccato di oltre nove minuti dal vincitore.

Anche questa volta una particolareggiata descrizione dello svolgimento della gara da parte di Maurizio Damilano

Los Angeles era la mia seconda esperienza olimpica. Vi arrivavo da detentore del titolo, ma da due stagioni non facili. Il 1982 era stato caratterizzato dalla squalifica agli Europei di Atene.

Un rosso messomi in faccia dal Presidente di giuria Palle Lassen a circa 800 m. dalla fine quando ero in testa con ampio margine di vantaggio su Marin che poi conquisterà il titolo.
Il 1983 passato a ricostruire un rapporto di fiducia e di equilibrio con il sistema internazionale.
Tante gare all’estero, un normale settimo posto ai primi mondiali di Helsinki e un buon quarto posto in Coppa del Mondo a Bergen nel finale di stagione.

Partendo da questi presupposti è facile (oggi) leggere con un po’ di delusione questa mia seconda medaglia olimpica consecutiva (bronzo). Avevo preparato al meglio l’appuntamento. Stavo bene ed ero motivato. Il boicottaggio dell’Est aveva lasciato come avversari i Messicani e pochi altri (Guillaume Leblanc).

Pensavo di poter bissare il titolo perché la condizione era veramente buona. Dopo una gara condotta tutta in testa mi ritrovo verso il 15° Km con i due avversari più pericolosi: Gonzales e, soprattutto, Canto, il Campione Mondiale di Helsinki e primatista mondiale.

Attacco deciso rendendomi conto che i due sono in difficoltà a reggere il passo. In poche centinaia di metri ne guadagno diverse decine.

Da fuori l’incitamento del clan italiano è alto e si scontra con quello rumorosissimo dei messicani. La gara sembra ormai decisa quando intravedo avvicinarsi il giudice capo (il tedesco dell’est Frister, se ricordo bene) che mi sventola la classica bandiera bianca (allora non vi erano le ammonizioni dirette e neppure il tabellone delle proposte di squalifica.

Seppi solo dopo che quello era l’unica ammonizione, data in modo diretto dal Presidente di giuria).
Tornarono gli spettri di Atene e decisi di rallentare.

Pensai anche a Bautista e Solomin a Mosca e non volevo rischiare di buttare via un anno di lavoro. Pensai che in fondo potevo gestire questi ultimi chilometri ed attaccare i due in vista del traguardo.

L’errore fu purtroppo grave.
Rallento e probabilmente creo qualche scompenso a livello motorio proprio nel momento in cui i due mi acciuffano.

Il cambio di ritmo finale mi è fatale. Le gambe sono di piombo. Non faccio fatica, ma non riesco a trovare dinamismo. Sono piantato. Perdo pochi metri ed entro nello stadio in terza posizione.

Stavo rimontando un po’ su Gonzales ma nel sottopasso mi sparisce ed esce alla luce del tunnel con 20/30 metri di vantaggio.

Canto è altrettanto avanti al suo connazionale. Rimango lì a tenermi quel terzo posto rispettando le regole non scritte che allora ci venivano (io dico giustamente, nel rispetto di una disciplina che non è uno sprint) insegnate da Pino Dordoni: “le posizioni acquisite su strada debbono essere mantenute all’interno dello stadio”.


Km. 50 marcia – 11 agosto 1984

1. Raul GONZALEZ (MEX) 3:47:26 OR
2. Bo GUSTAFSSON (SWE) 3:53:19
3. Alessandro BELLUCCI (ITA) 3:53:45
4. Reima SALONEN (FIN) 3:58:30
5. Raffaello DUCCESCHI (ITA) 3:59:26
6. Carl SHUELER (USA) 3:59:46
7. Jordi LLOPART (ESP) 4:03:09
8. José PINTO (POR) 4:04:42

Parziali

Gonzalez: 10 Km. 46:02
20 Km. 1:31:12
30 Km. 2:16:24
40 Km. 3:01:50

Gustafsson: 10 Km. 47:10
20 Km. 1:33:05
30 Km. 2:19:52
40 Km. 3:06:18

Bellucci: 10 Km. 46:12
20 Km. 1:32:36
30 Km. 2:19:52
40 Km. 3:06:18

Salonen: 10 Km. 47:45
20 Km. 1:35:11
30 Km. 2:25:28
40 Km. 3:13:24

Ducceschi: 10 Km. 46:12
20 Km. 1:32:29
30 Km. 2:20:23
40 Km. 3:09:52

Schueler: 10 Km. 47.48
20 Km. 1:35:42
30 Km. 2:23:45
40 Km. 3:11:39

Llopart: 10 Km. 46:10
20 Km. 1:33:43
30 Km. 2:23:10
40 Km. 3:12:46

Pinto: 10 Km. 47:33
20 Km. 1:34:10
30 Km. 2:22:13
40 Km. 3:13:00


Gli iscritti furono 31, provenienti da 16 paesi.

Raul Gonzalez, detentore per cinque volte, tra il 1977 ed il 1982, del miglior tempo dell’anno sulla distanza della 50 Km. era l’uomo da battere, infatti con il tempo di 3:46:41 era il più accreditato degli iscritti.

Ad onor del vero nel corso del 1984 due DDR, Ronald Weigel (3:43:25) ed il vincitore di Mosca 1980 Hartwig Gauder (3:45:37) avevano un tempo migliore di quello di Gonzalez, ma, a causa del boicottaggio, non erano presenti.

Gonzalez ed altri cinque atleti condussero assieme la gara fino al 20 Km., ma Martin Bermudez (MEX) e Erling Andersen (NOR) furono squalificati, mentre Damilano e Leblanc, specialisti della 20 Km. abbandonarono la gara, e Ernesto Canto terminò al 10° posto.

Damilano fu l’ultimo a cedere, mentre era in seconda posizione al 42° km., 46 secondi dopo Gonzalez, e lo dovette fare per un colpo di calore in quanto non indossava il berrettino: cadde improvvisamente a terra.

Il messicano a questo punto ebbe via libera e vinse con quasi sei minuti di vantaggio su Gustafsson, che era riuscito a superare Bellucci negli ultimi tre chilometri e che perse l’argento per 26 secondi.

Alla sua quarta Olimpiade Gonzalez vinse finalmente il titolo che gli mancava e che aveva inseguito per tutta la sua carriera.

Il terzo degli italiani, il ventiduenne sestese Raffaello Ducceschi, cose un ottimo quindi posto a 12 minuti esatti da Gonzalez.

Sempre la particolareggiata descrizione di Maurizio Damilano

Anche la 50Km (unica volta in cui ho doppiato con convinzione in un grande evento) non è stata fortunata. Non avevo esperienza ed avevo deciso con Sandro e Dordoni che la strategia migliore sarebbe stata seguire Raul Gonzales, il grande favorito.

A partire forte è però un australiano e non ancora a metà prova siamo solo io e Gonzales in testa. Lui mi guarda, spia la mia condizione.

Non sa cosa posso valere sulla distanza e mi accorgo che inizia a temermi. Siamo ormai oltre il 35° chilometro è sto ancora bene.
Al 40° chilometro giunge un po’ di fatica, ma nulla di preoccupante, Gonzales allunga leggermente e lo lascio andare.

Mancano 10 Km e non so bene cosa succederà.
Dietro il vantaggio sul terzo (Gustafsson) è di oltre 5 minuti. Non sento nulla di particolare e mi pare di continuare ad andare avanti regolare.
Vedo però che dalla zona di rifornimento, che nel frattempo stavo per raggiungere (Km 42,5 circa), si sbracciano.

Da fuori le transenne sento mio fratello Giorgio che mi chiede: “ma perché vai a zig zag?”. Rispondo che sto andando dritto.

Non ricordo poi altro se non due addetti sanitari che mi prendono per le braccia e mi fanno fermare. Non capisco.

Dopo aver temuto si trattasse di una squalifica voglio riprendere, ma non vi è verso (il giorno prima la maratoneta svizzera era arrivata stremata al traguardo e l’ordine categorico era quello di evitare problemi salvaguardando l’incolumità fisica degli atleti).

In pochi secondi perdo però i sensi. Mi riprendo che già mi stanno portando all’infermeria. Diagnosi: principio di ipertermia.

Sarebbe bastato un po di ghiaccio in testa. Bagnarsi frequentemente il capo. Avere un cappellino (da allora non l’ho più posato ed è divenuto un po’ il mio simbolo) infilato in testa. Ingenuità ed inesperienza pagati a caro prezzo.

Non mi era mai capitata una cosa del genere. Non ho avvertito alcun sintomo della fatica, ma di colpo mi è piombato addosso il nero cupo. I medici se ne erano resi conto prima di me e mi avevano fermato.

Vince Gonzales, secondo Gustafsson e terzo il nostro bravissimo Bellucci che merita questa medaglia che (un po’ come me) gli avevano “rubato” due anni prima agli europei di Atene squalificandolo.